La creazione di un sito “parallelo” è tendenzialmente discriminatoria nei riguardi di quegli stessi utenti ai quali il sito parallelo è dedicato, e questo non è affatto un paradosso.
Provate a dire ad un disabile: “Poverino… vedo chiaramente che tu sei diverso da me, e per agevolarti, ti creo un sito parallelo!!!”. Ho dei seri dubbi che ciò venga apprezzato, indipendentemente dalla buona fede di chi si pone in questo modo!
A me non piacerebbe entrare dalla porta di servizio solo perchè quella principale mi è preclusa mentre altri riescono ad usarla senza problemi, e non è semplicemente una questione di principio.
Il web non è popolato solo dalla maggioranza dei suoi utenti, quindi non ha senso progettare un sito web sulla base delle esigenze dei più. Io voglio poter utilizzare, magari con accorgimenti che me lo permettano con facilità, lo stesso strumento che usano tutti gli altri.
Su questo aspetto, ogni giorno mi accorgo che c’è tantissimo da fare: a poco servirà la Legge in via di approvazione (intendiamoci, è un grandissimo passo avanti rispetto alla deregulation assoluta) se ad essa non si accompagnerà una crescente consapevolezza, fra tutti gli operatori del web, sulle problematiche legate all’accessibilità; solo così l’accessibilità di un sito web non sarà vista come un contorno da servire in un piatto a parte.
Ed è evidente che questa mentalità deve accompagnare il team di lavoro dall’inizio alla fine del ciclo di vita del progetto Web: un sito web deve essere “pensato” accessibile, ancora prima che ci si sieda davanti ad un tavolo per progettarne tutti i dettagli!