Il primo problema che, puntualmente, si trova in tutti i siti paralleli è quello della quantità ed aggiornamento delle informazioni in esso presenti.
Persino entrando dalla porta secondaria di un cinema, alla fine io riesco a vedere il film come tutti gli altri… ed invece nemmeno questo viene garantito sul web.
Non c’è niente da fare… il concetto stesso di sito parallelo si porta appresso quello di sito “secondario”; neanche quello neonato della Camera dei Deputati http://new.camera.it/ presenta un perfetto allineamento fra la versione “normale” e quella “accessibile”, pur facendo entrambe capo allo stesso database.
Anche gli ultimi tentativi di creare un sito di e-commerce, come il tanto osannato (non certo da noi) http://www.prontospesa.it/, si scontrano contro questo muro: le informazioni presentate nel sito parallelo sono sempre diverse e disaccoppiate rispetto al sito padre, quindi il tentativo è fallito in partenza!
E poi, il concetto di sito alternativo basato su “un’interfaccia creata ad hoc per i disabili” è assolutamente inconsistente: anche volendoci soffermare soltanto sui disabili (e l’accessibilità non è solo un problema loro), ne esistono tante tipologie, ciascuna delle quali con problematiche diverse che richiederebbero diverse soluzioni. Bisognerebbe, allora avere il coraggio e la forza di creare un’interfaccia per ciascuna tipologia di utenti… ma chi lo decide quanti tipi di utenti visiteranno il mio sito? E chi decide, quindi, quante interfacce dovrò andare a sviluppare? Ciascuno di noi si comporta in maniera diversa a seconda del suo umore, del suo stato fisico, del tempo che ha a disposizione, per cui non è possibile catalogare staticamente le tipologie di utenti e creare, per ciascuna di esse un’interfaccia ad hoc!
Ed ancora, spesso la scelta del sito alternativo è quella preferita laddove esiste già un sito funzionante e si preferisce crearne uno nuovo accessibile, piuttosto che rifare da zero quello principale! Magari l’investimento sarà anche ridotto (non è affatto detto però!!!), ma l’ideale anche in questo caso sarebbe stata la creazione di un sito unico accessibile.
Infine, è abbastanza diffusa l’errata convinzione che un sito accessibile sia necessariamente brutto, monotono, sempre uguale, o quantomeno non bello, poco usabile, poco “appealing”. Certo, se si associa l’accessibilità al concetto di “text only”, è facile arrivare a queste conclusioni, ma siamo completamente fuori dalla realtà!
L’utilizzo sapiente dei CSS permette da una parte la separazione netta fra contenuto e forma, dall’altra la possibilità di creare diverse “skin” alternative progettate per necessità diversificate: se non ne avete un’idea, date un occhio a http://www.meyerweb.com e sopratutto a http://www.csszengarden.com e capirete cosa intendo!
Un’altra obiezione che si sente spesso è: “se io attingo i contenuti da un database e fornisco agli utenti diversi siti allineati fra di loro ma con interfacce diverse, vado verso la migliore delle soluzioni”. Si tratta di un approccio non troppo complesso da implementare con qualuque tecnologia lato server, che teoricamente permette la visualizzazione di dati aggiornati ed equivalenti fra le due (o più) versioni. Resta da risolvere il problema delle funzionalità equivalenti (le diverse versioni difficilmente riescono ad equivalersi anche su questo piano), ed in ogni caso non si risolvono affatto le problematiche di tipo strettamente etico già affrontate nella pagina precedente; senza contare che, comunque, ogni soluzione basata su più siti paralleli è espressamente “deprecata” dagli standard sull’accessibilità del Web (vedi la prossima pagina).