Non c’è un componente multimediale che non sia stato pensato in forma testuale o per immagini prima di diventare un oggetto fruibile.
All’origine del multimedia è sempre un testo (sceneggiatura, copione), o un testo associato a immagini (storyboard ). Che dovrà essere il più “visuale” possibile (adatto a essere trasformato in immagini in movimento, pensiero visivo), ma che sempre è alfabeticamente sequenziale.
Prendiamo a esempio una presentazione didattica multimediale fruibile via Internet oppure off-line.
La predisposizione di materiale didattico con una tecnologia basata su linea temporale (per esempio SMIL, SVG, Powerpoint Producer, Flash, Java, HTML+TIME) presuppone una regia dell’autore, che dovrà immaginare lo svolgersi della lezione secondo tempi e una scaletta articolata degli argomenti.
Ogni tecnologia presenta vantaggi e svantaggi sul piano della fruibilità da parte degli utenti, ma è sempre essenziale considerare il pubblico cui è destinato il materiale didattico, e curare l’accessibilità dei singoli elementi multimediali inseriti nella presentazione.
Un altro esempio, ancora più chiaro.
Un brevissimo estratto (apre il player Windows Media), solo pochi secondi, dal Riccardo III di Shakespeare, Atto I, Scena II. Una traccia video e una traccia audio. La “sceneggiatura” in questo caso limite coincide con il testo teatrale, ossia il testo originario del prodotto multimediale:
RICHARD
The self-same name, but one of
better nature.
ANNE
Where is he?
RICHARD
Here.
(She spits at him)
Why dost thou spit at me?
ANNE
Would it were mortal poison, for
thy sake!
RICHARD
Never came poison from so sweet a
place.
Come si vede è presente una didascalia che spiega che Anne sputa su Richard in segno di disprezzo. Nei casi dove il rapporto fra sceneggiatura e prodotto multimediale è meno immediato, se le descrizioni del contesto presenti nella sceneggiatura non sono state pensate fin da subito per essere integrate nelle alternative accessibili, il redattore dovrà interpretare il filmato e ricostruire gli aspettivi descrittivi della sceneggiatura, e trasformare il testo ritrovato in traccia audio che racconti quanto di non dialogico avviene sulla scena.
Abbiamo pertanto due scenari possibili:
-
Il filmato (o la presentazione) non è stata progettato fin dall’inizio con l’accessibilità in mente. Dovremo ricostruire la sceneggiatura, ritrovare il testo originario, e integrarlo nell’oggetto.
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Il filmato (o la presentazione) è stata progettato fin dall’inizio con l’accessibilità in mente: si è pensato alle diverse esigenze del pubblico, didascalie e aspetti visuali sono stati integrati nei canali sostitutivi, sfruttando pause nei dialoghi e fra le scene, predefinite in fase di progettazione.
Il primo scenario comporta dispendio notevole di tempo e energie, e il risultato accessibile non sarà mai all’altezza di quello del secondo scenario.
Dobbiamo considerare che un filmato (oggetto multimediale) diventa un segno se avviene una fruizione condivisa in grado di suscitare reazioni comunicative. I media hanno una dimensione pragmatica, una semiotica e una fisica, che stanno fra loro in rapporto dialettico (un cambiamento di un elemento implica sempre un cambiamento nell’altro).
Grazie a questa dialettica la comunicazione avviene senza mettere fuori gioco il fruitore, attraverso relazioni interpretative. In questo modo, come è stato delineato nelle teorizzazioni di Charles Sanders Peirce, la comunicazione è viva e bidirezionale (nel senso applicato all’ambito Web, come gioco dialogico tra fruitori e comunicatori): gli interlocutori sono attori di una rete di relazioni semiotiche, e comunicando divengono essi stessi segni interpretabili in un processo sempre aperto.
Come riflessione conclusiva (ma propedeutica a sviluppi e riflessioni a venire) alcuni passi tratti da “Come il media modifica il sapere”, conferenza tenuta da Christian Swertz (fonte: http://mate.unipv.it/biblio/isko/swertz.htm).
La differenza fra dimensione fisica e semiotica sta nel fatto che attraverso la dimensione semiotica può essere indicato qualcosa di diverso da quanto contenuto nella dimensione fisica (per es. nel segno ‘albero’). Ciononostante, un oggetto fisico può essere riconosciuto come tale solo se può essere definito attraverso un segno, e allo stesso modo necessita di un oggetto fisico come supporto. La dimensione fisica delimita quella semiotica ma in questa sono contenute le regole per l’uso della dimensione fisica, in modo che un mutamento in una delle due dimensioni comporta un cambiamento nell’altra. L’io dell’uomo non è autonomo dalla dimensione semiotica, e i segni non possono comunque essere utilizzati semplicemente secondo la propria volontà, se non altro a causa delle caratteristiche dei loro supporti fisici.
Tornando alla riflessione iniziale, il testo originario che sta alla base dell’oggetto multimediale contiene le regole, l’aspetto semiotico. Ma il prodotto multimediale (la dimensione fisica) pone dei vincoli mentre consente alle regole semiotiche di essere condivise nella fruizione. I due aspetti si condizionano vicendevolmente.
Se è vero (ed è verissimo), che la competenza nella gestione degli oggetti multimediali è del redattore (molto più che del tecnico), il redattore dovrà certo conoscere bene gli aspetti legati alla progettazione semiotica del prodotto, ma anche gli aspetti tecnici (fisici) degli oggetti che inserisce nel contesto comunicativo del sito che è chiamato a curare e implementare.
Christian Swertz continua il suo discorso citando McLuhan:
Colla distinzione fra media caldi e freddi e fra effetto raffreddante e riscaldante dei media, McLuhan ha introdotto una terminologia adeguata alla comprensione della dimensione fisica dei media. […]
Un medium è caldo quando amplifica uno solo dei sensi, ed è quindi abbastanza ‘ricco di dettagli’. ‘Ricchezza di dettagli’ è lo stato in cui un medium trasmette molti dati o particolari”.
‘Ricchezza di dettagli’ e ‘amplificazione dei sensi’ vanno riferiti solo alla dimensione fisica dei media, che per McLuhan è la sola rilevante.
Un medium non può essere ‘caldo’ ma solo ‘più caldo di un altro’; in tal modo si comprende perché il giornale è più caldo della televisione ma più freddo della radio. Le caratteristiche che determinano l’essere più o meno caldo o freddo sono la ricchezza di dettagli e il numero dei sensi coinvolti.Un medium è maggiormente ricco di dettagli di un altro quando restituisce un maggior numero di dettagli nello spazio fisico da lui utilizzato. Una fotografia coinvolge, come un fumetto, solo la vista, ma mentre un fumetto in un giornale ha un dettaglio di circa 50 lpi (lines per inch), la fotografia raggiunge i 1500 lpi circa. La fotografia, quindi, è più ricca di dettagli del fumetto ed è quindi più calda. La proiezione cinematografica è più calda della televisione, poiché l’immagine viene resa con una maggiore definizione e il suono con un più ampio spettro di frequenze. Il numero dei sensi coinvolti è il numero degli organi di senso (occhio, orecchio, tatto, equilibrio etc.) chiamati in causa per la fruizione di un dato medium. La televisione coinvolge l’occhio e l’orecchio, il libro invece, solo l’occhio; quindi la televisione è più fredda del libro. Un simulatore di volo coinvolge l’occhio, l’orecchio, l’equilibrio e il tatto ed è perciò più freddo del televisore.
L’essere lineare o l’essere parallelo dipende da come è strutturata nel tempo la percezione sensoriale che avviene attraverso i media nella loro dimensione fisica. Nei media lineari la percezione ha luogo come una serie di piccoli passi in successione cronologica. Nei media paralleli i contenuti vengono recepiti contemporaneamente.
La linearità come proprietà dell’alfabeto fonetico rispetto alla lingua parlata consiste nel fatto che le parole vengono smembrate in lettere messe in fila l’una dietro l’altra. Rispetto al libro stampato, la televisione è maggiormente parallela. Mentre in un libro una scena viene descritta come una sequenza, in televisione la scena viene presentata in un solo momento. L’efficacia di un medium lineare è diversa da quella di un medium parallelo. Mentre i media lineari offrono delle serie in successione, i media paralleli favoriscono immagini complessive. A questo proposito, McLuhan scrive: “La parola scritta si decifra in una sequenza temporale, ciò che nella parola parlata viene dato subito e senza limitazioni”.
Queste citazioni fanno riflettere sulla continua dialettica che il redattore deve tenere viva fra la fonte testuale del prodotto finito e gli aspetti percettivi che interessano il fruitore del prodotto.
Dovrà curare il buon funzionamento dell’aspetto fisico (quindi avere dimestichezza con HTML, SMIL, sofware di sottotitolazione, formati, creazione di tracce audio) e insieme dovrà curare la natura parallela e fredda del medium utilizzato (aspetti comunicativi), per migliorare l’esperienza dell’utente.
Possedere una sola delle due competenze non consentirà al redattore di svolgere in modo eccellente il proprio lavoro.
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