Rendere trasparente l’amministrazione pubblica, e quindi anche la scuola, è impresa necessaria. Impresa non facile, ma necessaria.
Diverse scuole si stanno adoperando per adeguare i proprio siti alle richieste del d.lgs. 33/2013 cercando di capire quanto indicato nel decreto le riguardi direttamente. Come comunità di pratica Porte aperte sul web abbiamo dedicato una sezione apposita del nostro wiki per facilitare il lavoro, aiutati in questo dall’ottima bozza di lavoro dell’istituto comprensivo Galilei di Reggio Emilia e dall’instancabile lavoro dell’istituto comprensivo di Castellucchio, vero punto di riferimento nazionale sul tema.
Eppure c’è qualcosa che mi manca, se penso a me come docente di scuola e, quindi parte della pubblica amministrazione, come recita l’articolo 1, comma 2 del d.lgs. 165/2000. Pubblica amministrazione atipica, dicono in tanti; pubblica amministrazione speciale, con una marcia in più, dico io. Pubblica amministrazione dove si incrociano quotidianamente storie, etnie, età, abilità diverse, tutte insieme. Pubblica amministrazione capace di muovere un esercito di 700.000 docenti, 8.000.000 di studenti e la quasi totalità delle famiglie.
A pensarci bene, a me non importa tanto sapere quanto guadagna il dirigente della mia scuola e neanche uno dei dirigenti della mia amministrazione. A me importa poco vedere sul sito in tempo reale gli incarichi di supplenza conferiti. Capisco che concorrono alla trasparenza dell’azione amministrativa, permettono un controllo civico sull’operato dell’amministrazione, difendono diritti. Sono d’accordo e mi adeguo, ma non è l’informazione che cerco come persona che abita la scuola dove lavoro. E’ un altro il dato che mi manca.
Come docente, come membro attivo della comunità scolastica, come semplice contributore del dominio di conoscenze di tipo educativo-culturale c’è una cosa che mi interessa di più. Molto di più. A me interessa contribuire a mettere in circolo conoscenza, perché così facendo faccio meglio il mio lavoro, perché così facendo i miei studenti e i miei colleghi conoscono quello che faccio. Questa è la trasparenza che più mi interessa, questa è la trasparenza che cerco.
Penso che la trasparenza in una pubblica amministrazione, e quindi in una scuola, sia allora da ricercare anche nella messa a disposizione di materiali ed esperienze. E’ per questo che credo che non sia accettabile che una pubblica amministrazione spenda soldi per fare formazione ai propri dipendenti e non imponga ai formatori di rilasciare tutti i materiali usati con licenza Creative Commons del tipo By, Share alike. Ritengo che nel contratto di formazione debba essere chiaramente indicato che i materiali prodotti (a eccezione per quelli già coperti dal diritto d’autore, che evidentemente potranno essere solo consigliati in bibliografia) restano disponibili all’amministrazione con diritto alla loro pubblicazione online in aree pubbliche.
Come cittadino docente vorrei conoscere i contratti di formazione e i compensi dati a ciascun formatore, cosa per me ben più significativa di una voce di stipendio, di un curriculum o di una valutazione di risultato. Mi piacerebbe anche conoscere la valutazione dell’azione formativa intrapresa, che poi è come dare concretezza al controllo civico sulla modalità di spesa dei miei soldi di cittadino. Tutto bello, trasparente, accessibile, di facile reperibilità e consultabilità, magari all’interno della singola sottovoce della sezione “Attività di formazione dell’ente”, denominazione semplice per favorire un accesso facile.
Soprattutto vorrei potere accedere liberamente ai materiali utilizzati, studiarmeli, diffonderli, magari riusarli, oppure modificarli, forse migliorarli. Citando l’autore, ovvio.
Altrimenti, che pubblica amministrazione è? Altrimenti, che trasparenza è?
Sarà possibile un giorno parlare di open data della conoscenza?