Ho sempre ritenuto Papa Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, come un grande comunicatore ed un uomo carismatico. Non nascondo, pur non essendo ultimamente un cattolico praticante, che tra i candidati “papabili” alla carica di successore di Pietro, era ed è la giusta persona con il giusto carisma.

Sono stato quindi felicemente non sorpreso quando l’altro giorno ho visto la notizia sul web, sul televideo ed all’interno dei telegiornali il messaggi: “Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia.
Personalmente non credo di avere i titoli per commentare l’importanza di un articolo del genere, ma vorrei soffermarmi su alcuni termini utilizzati.
Nuove tecnologie, nuove relazioni e promozione dei contenuti all’interno delle stesse.
Sì, avete capito bene, promozione.
Accessibilità come dialogo, dialogo come promozione e, fine ultimo, promozione della comprensione e della tolleranza.

Riportando inoltre un successivo paragrafo, non posso non citare

Queste reti possono facilitare forme di cooperazione tra popoli di diversi contesti geografici e culturali, consentendo loro di approfondire la comune umanità e il senso di corresponsabilità per il bene di tutti.
Ci si deve tuttavia preoccupare di far sì che il mondo digitale, in cui tali reti possono essere stabilite, sia un mondo veramente accessibile a tutti.
Sarebbe un grave danno per il futuro dell’umanità, se i nuovi strumenti della comunicazione, che permettono di condividere sapere e informazioni in maniera più rapida e efficace, non fossero resi accessibili a coloro che sono già economicamente e socialmente emarginati o se contribuissero solo a incrementare il divario che separa i poveri dalle nuove reti che si stanno sviluppando al servizio dell’informazione e della socializzazione umana.

Allora possiamo tranquillamente condividere l’accezione di accessibilità come strumento per porre l’uomo, i suoi sentimenti e le sue emozioni al centro dei processi meccanici legati al web.
Accessibilità che non deve essere fine a se stessa, ma strumento necessario la cui importanza deve essere assorbita e metabolizzata dagli utenti, dai manager, dagli amministratori pubblici come elemento principe e fondamentale, non discriminante per la fruizione dei contenuti digitali, delle nuove opportunità, della nuova vita sociale a cui ognuno di noi ha il diritto di accedere.

Tecnicamente parlando questo discorso mi ha fatto scattare il collegamento con l’imminente “giornata della memoria“. Infatti se è vero che l’accessibilità può permettere a tutti di usufruire dei contenuti, è anche vero che l’invito del Papa è lungi dall’essere realizzabile con l’approccio attuale nei confronti del web e delle tecnologie che rischia, in primis tramite i social networks, di farci perdere contenuti che spesso non solo sono praticamente inutilizzabili da coloro che Benedetto XVI chiama a ragione “socialmente emarginati”, ma allo stesso tempo spesso non possono essere navigabili da spider e “simulatori utente” che ne impediscono l’indicizzazione e l’archiviazione a futura memoria.

Già, spezzoni della memoria…
In occasione di tale evento, vorrei concludere questo articolo sicuramente anomalo per Webaccessibile.org ricordando che l’accessibilità non è solo un dovere di civiltà, ma anche una enorme opportunità per non sprecare contenuti e momenti di vita che si perderanno irrimediabilmente se tutti noi non solo non la attueremo, ma anche se non la richiederemo con uguale fermezza e volontà a chi ci fornisce contenuti e servizi.