Premessa

Nel precedente articolo ho evidenziato come un progetto accessibile, oltre a partire da un codice valido e a rispettare le raccomandazioni WCAG (arrivate finalmente alla versione 2.0), dovrebbe cercare anche di perseguire un processo di semplificazione, inteso come riduzione degli elementi non utili o ripetitivi a vantaggio di tutto ciò che è significativo.
Proseguendo il ragionamento sui processi di semplificazione si dovrebbe giungere alla conclusione che un progetto accessibile dovrebbe essere caratterizzato non tanto dalla sua rigida aderenza agli standard di progettazione, che invece sono la base di partenza, ma da una capacità superiore di adattamento alle molteplici situazioni di accesso al contenuto che sul web si stanno moltiplicando.
Si è di fronte a un processo di devolution della modalità di fruizione; il potere decisionale sull’aspetto e sulle modalità di fruizione dei contenuti deve essere spostato il più possibile dal progettista all’utilizzatore che deve rimanere libero di decidere come utilizzare al meglio i contenuti. Non a caso la principale novità concettuale delle WCAG2.0 è proprio l’accessibilità rivolta al contenuto.
Questo modo di ragionare però mette in luce delle problematiche nuove legate alle effettive capacità degli utenti di agire sui propri strumenti di navigazione, adattarli ai propri desideri e alle proprie abitudini, sfruttandone pienamente le potenzialità.
Quanti utilizzatori dei moderni smartphone sono consapevoli almeno dell’esistenza della doppia visualizzazione (layout standard o layout linearizzato senza css)? Quanti utilizzatori di screen readers hanno avuto la possibilità di configurare le migliaia di opzioni dei loro programmi? Quanti utenti sanno che la finestra del browser è ridimensionabile? Quanti utilizzatori conoscono le estensioni di Firefox (e dalla versione 7 anche di Explorer) talvolta utilissime per migliorare la propria navigazione?
Ma senza cercare cose troppo avanzate: quante persone sanno dell’esistenza del semplicissimo comando CTRL+ per ingrandire i font?
Purtroppo queste inconsapevolezze si trovano proprio in quegli utenti che dovrebbero essere i maggiori beneficiari di queste funzioni.
Da qui l’esigenza di prestare la massima attenzione alle configurazioni di base dei nostri progetti web. A quelle configurazioni che non derivano direttamente dalla corretta applicazione degli standard di progettazione (che, ripeto, devono essere di base), ma da un lungo processo di analisi e consapevolezza della reale funzione dell’accessibilità.
Vediamo due aspetti pratici.

La dimensione dei font

Quasi tutti gli sviluppatori attenti alle tematiche sull’accessibilità hanno ormai capito che i font devono essere ridimensionabili dall’utente, per questo è importante che le unità di misura espresse nei fogli di stile siano in em.
Nessuna raccomandazione può stabilire però quale sia lo standard di base. L’importante è che l’utente sia libero di scegliere.
Ciononostante dovremmo però essere consapevoli che una grandissima quantità di utilizzatori, che trarrebbero enormi vantaggi nella personalizzazione della dimensione dei font, non hanno l’abitudine di utilizzare questa personalizzazione minima e talvolta addirittura non ne hanno consapevolezza.
E’ per questo che lo sviluppatore più attento dovrebbe optare per una dimensione di base che sia la più adatta alla fruizione del contenuto. Per esempio c’è stata in passato una brutta tendenza ad associare il concetto di “bello” a quello di “font piccolo”. Tante aziende, anche molto importanti come Telecom Italia, utilizzano per le loro pagine font troppo piccoli che, seppure ridimensionabili, sono di difficile lettura e sono più pensati per le esigenze grafiche dello sviluppatore che per le reali esigenze di lettura degli utilizzatori. Il tutto poi aggravato da scelte di colore che non supera le soglie minime di accettabilità.
Anche la frequentatissima Wikipedia utilizza dei font di base non proprio ampi e leggibili, anche se in questo caso la leggibilità è migliorata da una scelta di interlinea molto ampia e un contrasto di colore ottimo. Rimane il fatto che il font di base è un po’ piccolo e senza grazie, quindi non ideale per una lettura agile.
L’autorevole giornale online Punto Informatico presenta una scelta di dimensione dei font e ampiezza dell’interlinea interessante. Peccato che inspiegabilmente in questo progetto web i font non sono ridimensionabili, permanendo l’ormai inaccettabile dimensionamento in punti e anche in questo caso la presenza del font senza grazie non aumenta la leggibilità.
Un ottimo compromesso tra font, grandezza e interlinea utilizzati si può trovare sul NewYork Times dove a mio avviso la leggibilità di base è assicurata da un ottimo Georgia, da una dimensione di base accettabile e un’interlinea di 1.5 em rispetto al corpo del testo.

I layout fluidi

Se si cerca di applicare il ragionamento della semplificazione e della estrema possibilità di personalizzazione nella progettazione dei layout, si può intuire facilmente che il layout di tipo fluido sia la scelta da mettere in cima alla lista perché è l’unico che permette al progetto web di adattarsi automaticamente al monitor dell’utilizzatore.
E non solo. Le finestre dei browser possono essere ridimensionate a piacere, l’utente può decidere quanto deve essere lunga la riga di testo che sta leggendo. Molte persone (ossia, quasi tutti) hanno difficoltà a leggere righe di testo troppo lunghe, quelle che necessitano un lungo spostamento in orizzontale del movimento oculare. È per questo, per esempio, che i giornali sono impaginati a colone, i libri e i normali fogli A4 sono verticali.
Il layout fluido è fantastico perché la lunghezza della riga è fluida ed è l’utente che decide.
Ma quanti utenti hanno questa abitudine di fare stretching della propria finestra del browser per adattare i siti web alla proprie esigenze? Soprattutto tra gli utenti Windows (che sono la maggioranza) l’abitudine di lavorare “a tutto schermo” è grande e spesso gli utenti dimenticano, e talvolta ignorano, la possibilità di modellare in orizzontale i siti web.
Inoltre i monitor moderni stanno adattandosi alla nuova visualizzazione widescreen, introdotta dalla televisione per la visualizzazione dei film nel formato 16:9, poi adottata dai computer portatili e ora dalla stragrande maggioranza dei monitor fissi. Questa dimensione allungata dei monitor rende i siti elastici molto allungati in orizzontale e l’utente si trova spesso di fronte dei siti molto stiracchiati in cui il testo si dispone in lunghissime righe orizzontali.
Gli utenti dislessici ad esempio possono essere molti infastiditi da questo tipo di visualizzazione e la loro inconsapevolezza nella possibilità di ridimensionare in orizzontale la finestra del browser finisce per penalizzarli, anche se in realtà il layout così strutturato dovrebbe favorili.
Poi c’è un’altra considerazione. I layout fluidi sono in genere più difficili da realizzare, soprattutto se il progetto web prevede molte sezioni grafiche. Gli sviluppatori allora ricorrono a vie di mezzo che da questo punto di vista non fanno altro che peggiorare le cose.
I menù verticali contengono spesso maggiori porzioni grafiche del contenuto e gli sviluppatori tendono a realizzare layout che hanno una larghezza fissa per i menù e a lasciare libera la larghezza della colonna dei contenuti.
Questo provoca un allungamento ancora più sproporzionato della colonna dei contenuti, amplificando l’effetto “riga lunga” e di conseguenza il disagio nella lettura.
L’esempio è sempre quello della amatissima Wikipedia, che seppure amatissima presenta notevoli problemi di leggibilità, in questo caso il menù di sinistra fisso.
Quindi bisogna prestare la massima attenzione nella progettazione di layout fluidi, che se da una parte possono sembrare la migliore soluzione, dall’altra, se non gestiti correttamente, possono rivelarsi addirittura dannosi.

Conclusioni

In un buon progetto web accessibile oltre a spingere la propria capacità progettuale verso livelli di personalizzazione sempre più a misura di utente, si deve anche fornire una adeguata impostazione di base a vantaggio di quegli utenti (purtroppo la maggioranza) che non hanno la possibilità di beneficiare di tali opportunità e che continuano ad accedere ai contenuti web nelle semplici modalità standard che offrono i browser senza alcuna personalizzazione.
E l’attenzione deve essere massima soprattutto nella scelta dei font e nella scelta del tipo di layout.