Accessibilità non web
Ammettiamo che abbiate un’edicola e vogliate mettere a disposizione dei vostri utenti un kit in uso gratuito di occhiali da lettura da vicino di varie gradazioni in modo che i vostri utenti con problemi di presbiopia possano beneficiarne, visto che non possono vedere bene da vicino.
Il vostro servizio, che potreste chiamare “occhiali per tutti” potrebbe essere indirizzato a un gran numero di utenti visto che dopo i 45 anni la presbiopia colpisce davvero un numero rilevante di persone, sopratutto i maschi.
Eppure l’innovativo servizio ipotizzato qui sopra avrebbe un destino già segnato, un fallimento totale. Infatti, se ci pensate bene, nessun edicolante si è mai sognato di metterlo in piedi, e la motivazione è semplicissima: una persona con presbiopia ha sempre i propri occhiali a portata di mano. Nessuna persona con presbiopia andrebbe in giro per la città alla ricerca di un’edicola con questi servizi, e qualora questo tipo di edicola esistesse la persona con presbiopia di fronte al distributore di occhiali gratis afferrerebbe comunque i propri occhiali e userebbe solo quelli.
Plugin per l’accessibilità, di cosa si tratta
Ora memorizzate l’esempio precedente e cambiate gli oggetti: l’edicola diventa il sito internet e gli occhiali diventano “plugin per l’accessibilità”, ossia quegli oggetti che una volta installati sul proprio sito internet permettono di avere alcuni ausili alla lettura e/o alla comprensione del testo: ingrandimento dei caratteri, colori ad alto contrasto, sintesi vocale, evidenziatori di punti focali, ecc.
Esattamente come gli occhiali in affitto temporaneo questi oggetti, seppure con efficienze intrinseche innegabili, possono rivelarsi di scarsa utilità per le persone che hanno bisogno di questi ausili. Infatti un utente che ha bisogno di ingrandire i caratteri saprà perfettamente come fare autonomamente con il proprio browser; così come l’utente che ha bisogno di una sintesi vocale non sarebbe certo disposto a visitare solo quei siti che ne contengono una incorporata. E così via per tutti gli esempi.
I plugin per l’accessibilità devono quindi intendersi come utili oggetti che aumentano le funzionalità presenti in un sito web, ma non sono un supporto all’accessibilità del sito internet sul quale sono installati. Un sito internet inaccessibile rimane inaccessibile anche se ha installato un plugin di questo tipo. Questo è vero perché qualunque cosa faccia il plugin non può certo interagire e/o modificare gli aspetti cruciali delle inaccessibilità dei siti internet:
- la struttura semantica dei contenuti e dei layout;
- le interazioni con gli utenti: moduli, messaggi di stato, ecc.
I plugin per l’accessibilità non sono un aiuto per la conformità alla normativa
È necessario fare chiarezza anche in un aspetto: un plugin per l’accessibilità non aumenta la conformità con le WCAG2.1 e di conseguenza, visto che le WCAG2.1 sono il futuro riferimento tecnico della normativa italiana attraverso la norma tecnica armonizzata EN 301549 v. 2.1.2. (08-2018) che le referenzia, non si può affermare che un plugin di questo genere aiuti a essere in regola con la Legge 4/2004 sull’accessibilità. Attualmente la legge prevede la conformità alle WCAG 2.0, fino a quando l’iter normativo non sarà completato con le Linee Guida Agid che, come richiesto dalla direttiva UE, dovranno recepire la norma tecnica UNI EN 301549: 2018 (che si riferisce alle WCAG 2.1).
A dire il vero questo tipo di plugin non c’entra proprio niente con le WCAG2.1, infatti questo tipo di soluzione tecnologica non è mai contemplato né nelle WCAG, né in tutti i documenti ad esse collegati.
Update 09 aprile 2021: sullo stesso argomento è interessante l’articolo di Roberto Scano pubblicato su Techeconomy.