Dal 17 dicembre 2023, la Direttiva UE sul Whistleblowing impone alle aziende con sede o filiali nell’UE e con più di 50 dipendenti di predisporre un canale interno per la segnalazione di condotte illecite. I servizi implementati sono accessibili ai dipendenti con disabilità?
La Direttiva
La Direttiva Europea sul Whistleblowing (2019/1937), in vigore a partire dal 17 dicembre 2021, prevede l’adozione di nuovi standard di protezione a favore dei “whistleblower” (in italiano “segnalanti”).A partire da questa data, le aziende e organizzazioni con più di 250 dipendenti sono obbligate a dotarsi di un sistema di segnalazione interno. Non solo: entrano in vigore nuove modalità di tutela dei dati sensibili raccolti così come serrate scadenze per la comunicazione con i segnalanti.
Diritto di utilizzo da parte di dipendenti con disabilità
Ai sensi del decreto legislativo n. 216/2003, è bene ricordarlo, qualsiasi discriminazione diretta o indiretta è sanzionabile con l’obbligo di rimuoverla e di indennizzare la persona con disabilità che ha subito una discriminazione.
Se un sistema ICT, erogato via web o su altro canale, non consente ad un dipendente con disabilità di poter segnalare con il whistleblowing, perché l’azienda non ha acquistato un prodotto idoneo e conforme alle regole di accessibilità, è necessario corriere ai ripari.
Cosa devono fare le aziende?
Innanzitutto, le aziende devono verificare se il prodotto sviluppato o acquistato è conforme alle regole vigenti in materia di accessibilità. Il riferimento è sempre la norma tecnica armonizzata UNI CEI EN 301549:2021, che richiama le web content accessibility guidelines (WCAG) 2.1.
Se si tratta di un fornitore esterno, è quindi necessario richiedere una attestazione di conformità rispetto alla suddetta norma, fatta anche sottoforma di autovalutazione, che riporti le eventuali non conformità ed i tempi di rientro delle stesse.