Riprendendo, anche se solo in parte, una discussione iniziata in lista Itlists IWA Webaccessibile, ho ricevuto alcuni feedback personali da parte di utenti che mi chiedevano pareri sulla soglia limite che divide, agli occhi dei motori di ricerca, contenuti alternativi forniti per migliorare l’accessibilità dallo spam da loro virtualmente e giustamente punibile.
Ho potuto constatare ancora una volta che i gruppi di sviluppatori si dividono a grandi linee in due fazioni: quelli che inseriscono “romanzi” nascosti per descrivere pagine web con contenuti totalmente o quasi inaccessibili e coloro i quali con estrema prudenza evitano descrizioni nascoste se non strettamente necessarie ritenendo la cosa una “prova” certa utilizzata dal motore di ricerca per condannare il proprio sito, o ancora peggio quello del cliente, al ban inappellabile.
Ovviamente, in questo come in molti altri casi, la mezza via, ovvero quella del buon senso, è quella statisticamente più giusta.
Andiamo a capire il perché, prendendo Google come riferimento.
Uno degli scopi di un motore di ricerca è appunto fornire risultati attendibili e di qualità ai propri utenti che lo utilizzano per cercare una informazione ed un risultato attendibile, naturalmente secondo le regole attraverso le quali essi vengono ordinati, dipende anche dal numero di informazioni che esso possiede all’interno del suo database.
Partendo quindi dal presupposto che lo spider di un motore di ricerca navighi similmente ad un browser testuale, appare ora lampante come un contenuto alternativo abbia grande importanza, tanto 10 anni fa nelle “Web Content Accessibility Guidelines 1.0”
Note that, in addition to benefitting users with disabilities, text equivalents can help all users find pages more quickly, since search robots can use the text when indexing the pages.
quanto ora all’interno del “Google Webmaster Help Center”
If you’re using text to try to describe something search engines can’t access – for example, Javascript, images, or Flash files – remember that many human visitors using screen readers, mobile browsers, browsers without plug-ins, and slow connections will not be able to view that content either. Using descriptive text for these items will improve the accessibility of your site.
La differenza intercorsa nel tempo e al centro del nostro breve articolo sta purtroppo nel fatto che, proprio a causa della grande importanza che i motori di ricerca danno ai testi alternativi forniti per aumentare l’accessibilità delle pagine web, molti webmasters hanno, discutibilmente, abusato di tale tecnica facendo oggi accendere la luce di allarme “cloaking” quando un bot se ne imbatte.
Il cloaking è infatti una speciale tecnica di spam tramite la quale, semplificando, vengono inclusi nelle pagine web contenuti appositi non visibili agli utenti con lo scopo di favorirne l’indicizzazione ed il posizionamento.
Per fortuna, come spesso accade, Google e gli altri motori di ricerca non penalizzano i siti che forniscono contenuti alternativi al solo ed unico scopo di fornire una maggiore accessibilità, ma passano tali siti attraverso algoritmi e filtri bayesiani che dividono, oltretutto con una buona tolleranza, i buoni da quelli meno buoni.
La buona prassi è quindi fornire, sempre ove utile per l’utente, contenuti alternativi come ribadito 10 anni dopo il W3C dallo stesso Matt Cutts, oggi a capo della squadra webspam di Google nel blog ufficiale per webmasters, con responsabilità e coscienza del mezzo tecnico e mantenendo l’equilibrio progettuale abbondantemente equidistante da allarmismo ed eccessivo permissivismo.
I vostri utenti ringrazieranno voi e voi ringrazierete i motori di ricerca.
Bibliografia:
Da W3.org in merito alle WCAG 1.0
- HTML Techniques for Web Content Accessibility Guidelines 1.0
- Web Content Accessibility Guidelines 1.0 – traduzione in italiano
- Techniques for Web Content Accessibility Guidelines 1.0 – traduzione in italiano