Potremmo chiederci, più genericamente, fra le persone non coinvolte direttamente nel dibattito, quante sono quelle che hanno almeno una vaga idea del problema?

I tempi sono maturi per affiancare all’importante lavoro degli specialisti volto alla messa a punto di regole e definizione di protocolli, iniziative che portino il messaggio “dall’altra parte”, al largo pubblico di utilizzatori del web.

Penso soprattutto ai giovani, i futuri autori e gestori delle comunicazioni in rete.

E’ necessario che il concetto di usabilità, e conseguentemente di accessibilità e di abbattimento delle barriere virtuali sia presente già in fase di immaginazione, sia una delle variabili già esaminata a livello di progettazione dai web designer. Un po’ come oggi abbiamo assimilato il concetto di abbattimento di barriere architettoniche; ad esempio non serve essere architetti per valutare se un marciapiede è “adatto a tutti”, e ci siamo abituati agli ascensori parlanti con pulsantiere braille.

L’unico modo per far sì che in futuro ci sia l’abitudine all’accessibilità digitale è farla diventare una delle qualità di un sito, una proprietà dell’interfaccia uomo-macchina, valutabile e apprezzabile quanto la grafica e le altre scelte mediatiche.