Gli utenti con disabilità costretti ad utilizzare, per esempio, uno screen reader, non possono giovarsi dell’approccio visuale complessivo e si dovranno accontentare dei contenuti della pagina letti serialmente, una frase alla volta. Le tre fasi dell’interazione (soprattutto la sensazione e la cognizione) non saranno portate a pienamente a termine, fornendo di conseguenza una finestra piccolissima sul “mondo” che il PC sta proponendo in quell’istante, non a caso si parla di “peephole effect”, effetto spioncino! In questa situazione la comprensione del contesto da parte dell’utente è circoscritta a quanto essi riescono a concettualizzare, quindi è assai limitata; compito dello sviluppatore sarà di limitare i danni di questo effetto, cercando di aumentare al massimo – per quanto possibile – il diametro dello spioncino.
L’effetto spioncino causa fatalmente una grande difficoltà nel costruire la mappa cognitiva legata alla pagina Web che l’utente sta affrontando, e per comprendere definitivamente la problematica ed il concetto stesso di mappa cognitiva (o mappa mentale), immaginate un telefono con questa tastiera:
5 | 2 | # |
9 | 0 | 3 |
* | 1 | 6 |
8 | 7 | 4 |
La disposizione, ma anche la rappresentazione, dei numeri è molto diversa dalla mappa cognitiva che ciascuno di noi ha della tastiera di un telefono.
Ora, la maggior parte degli utenti di questo strano telefono riuscirebbe comunque ad effettuare la telefonata, ma soltanto “ragionandoci sopra” visto che serve la creazione e la successiva applicazione di una nuova mappa mentale che prima nessuno di noi aveva, col risultato che tutti avranno bisogno di più tempo per usare questa tastiera, e certamente sarà più facile fare errori. La presenza di disabilità cognitive non può che peggiorare le cose.