Che il tanto decantato paradigma del Web 2.0 sia in grado di garantire maggiore partecipazione ed un livello di interazione più elevato pare assodato, anche se solo a livello teorico. Sul lato pratico, è altrettanto evidente che la creazione di applicazioni 2.0 non accessibili finisca col mortificare anche le potenzialità più interessanti ed intriganti.

Basta guardarsi in giro, e navigare – anche a tempo perso – sul Web, per accorgersene.

Per esempio, complice un articolo su Repubblica.it di Carmine Saviano, ho provato a dare un occhio ai siti dei tre candidati alla segreteria del Partito Democratico, nella speranza di trovare qualcosa di interessante

I siti che ho esplorato sono (in ordine strettamente alfabetico):

Non c’è che dire, il panorama che è emerso è a dir poco scoraggiante, nel senso che – ancora una volta – ci si ferma alla forma ed alla superficie, ma di sostanza ce n’è davvero poca

Non voglio approfondire l’aspetto squisitamente mediatico e comunicativo, non è il mio mestiere, e mi limito quindi ad evidenziare che:

  • Le interfacce utente appaiono alquanto piacevoli, talvolta un po’ confusionarie, e abbastanza “alla moda”;
  • Vi è un largo uso di elementi multimediali, su ogni home page c’è un video o un link indirizzato alla video gallery;
  • Viene fatto un utilizzo corposo dei social network, nel senso che in tutti i casi esaminati è possibile interfacciarsi alle pagine che i diretti interessati hanno su Facebook, Twitter, e così via.

Ma proviamo ad addentrarci e a testare – anche se in maniera non certo approfondita – l’accessibilità dei tre siti: nella tabella sottostante ho messo a confronto i seguenti parametri:

  • Validità del codice e del CSS: ho utilizzato i validatori del W3C
  • Presenza di struttura ed intestazioni coerenti col contenuto della pagina
  • Contrasto colori: ho utilizzato il tool “Colour Contrast Analyser version 2
  • Immagini senza testo alternativo
  • Presenza di immagini contenenti testo
  • Possibilità di ridimensionare il testo (con Internet Explorer)
  • Layout tableless
  • Layout elastico (in grado di adattarsi alla grandezza della finestra del browser ed alla risoluzione del monitor)
  • Fruibilità senza Javascript
  • Leggibilità senza CSS
  • Presenza di video con sottotitoli

Si tratta di una serie di parametri non certo esaustivi, ma capaci di restituire una prima impressione sulla bontà del progetto originario e della sua implementazione, e su quanto si siano tenute in conto le esigenze di tutti i potenziali utenti di queste applicazioni.

Il tutto, sia ben chiaro, senza voler giudicare in maniera frettolosa e definitiva il lavoro altrui, ma con l’unico intento di dare un contributo concreto e fattivo al miglioramento del Web in Italia, testimoniando ancora una volta quanto sia essenziale che esso sia pensato, progettato e realizzato per tutti i suoi utenti, e non per una maggioranza più o meno numerosa.

22 settembre 2009
Bersani
http://www.bersanisegretario.it
Franceschini
http://www.dariofranceschini.it
Marino
http://www.ignaziomarino.it/
XHTML – CSS  validi
No – Sì
No – No
No – No
Intestazioni & struttura
No
No
No
Contrasto colori
No
No
No
Immagini senza testo alternativo
Immagini contenenti testo
Ridimensionamento testo (IE)
No
Parziale
Parziale
Layout tableless
Layout elastico
No
No
No
No Javascript?
No
No
Parziale
No CSS?
Difficoltoso
No
Difficoltoso
Video con sottotitoli??
No
No
No

I dati in tabella – credo – si commentano da soli e sono la dimostrazione di quanto la politica in Italia (non soltanto quella legata al Partito Democratico) sia ancora legata, come anche buona parte dei sedicenti professionisti del Web, alla cultura dell’apparire e dell’effimero.

La presenza contemporanea di immagini con scarso contrasto contenenti testo, di elementi testuali non sempre ridimensionabili e di layout fissi ottimizzati per risoluzioni specifiche, uniti all’assenza di molti testi alternativi equivalenti per le immagini, rendono – è intuitivo ed immediato comprenderlo – poco fruibili le pagine di questi siti Web da parte di utenti con difficoltà visive. Immagini colorate, contributi video (ma senza sottotitoli), ed interfacce in pieno stile 2.0 non bastano, non possono bastare… serve molta più attenzione agli utenti finali, a coloro che usano dispositivi mobili o che hanno connessioni non velocissime, agli utenti con disabilità… tante e diverse tipologie di individui che troveranno difficoltà – spesso insormontabili – nel fruire dei contenuti di questi siti Web

In queste condizioni anche gli spunti più interessanti resteranno confinati ad un sottoinsieme degli utenti potenzialmente interessati, in queste condizioni il Web continuerà ad essere destinato ad una – seppur grande – elite di utenti “fortunati”, in queste condizioni tutti i valori equalitari, democratici ed universali del Web resteranno sempre chiacchiere, anzi chiacchiere 2.0.

Ed è ora che i politici in Italia se ne accorgano e smettano di scimmiottare il “modello Obama”.